venerdì 29 novembre 2013

Il messaggio di P. Alzinir: Avvento, "celeste speranza"



Dal nostro Delegato Generale, padre Alzinir Debastiani, riceviamo questa riflessione sul nuovo anno liturguco che si apre, con i primi Vespri di domenica, facendoci entrare nel misterioso clima di Avvento. Ringraziamo di cuore padre Alzinir per questo  dono  fatto all'Ocds d'Italia.


AVVENTO,  “CELESTE SPERANZA”

“Dopo un amoroso slancio
e non privo di speranza,
volai sì alto, sì alto…”

 “… la celeste speranza
tanto acquista quanto spera;”  
(S. Giovanni della Croce, Poesia 3)


Siamo ormai alle porte dell’Avvento. Tempo di attesa, di orazione, carico di silenzio e di amore attivo e gioioso verso Colui che viene. Tempo di vivere la fede in vigile attesa dello Sposo che “scende dalle stelle”.
Con il profeta Isaia eleviamo il grido all’Emmanuele che viene, appianando le strade dei cuori e delle Comunità, colmando i buchi che impediscono l’approssimazione all’altro. Cerchiamo anche di fare degli strumenti di violenza e di guerra strumenti di pace e di lavoro per il bene,  soprattutto dicendo “no alla guerra tra di noi” (cf.: Francesco, Evangelii gaudium 98-101).
Con Giovanni Battista impariamo la fortezza e l’umiltà nel additare l’Agnello di Dio, essendo sua voce misericordiosa in mezzo ai deserti, non più di sabbia e di rocce, ma dell’assenza di Dio nelle nostre case,  nelle nostre città che dimenticano  Lui e vivono nel consumismo e nell’edonismo.
Ma, soprattutto, in questo Avvento guardiamo alla Maestra dell’ ascolto e del servizio, la Vergine Maria. Da Lei impariamo ad accogliere con fede la Parola del Signore e fare che diventi carne. Dalla sua esperienza contemplativa e della missione nel mondo, impariamo a portare al mondo Gesù, luce del mondo. Poi aiutiamo altri che forse non hanno questa Luce, condividendo con loro la Presenza misteriosa, come  ha fatto  la Vergine nella sua visita a Elisabetta. Dalla Parola di Dio ad esempio, impariamo a vedere la fedeltà del Signore all’Alleanza, a discernere le sue vie nella storia e a portare la speranza in Quello “che è, che era e che viene” (Ap 1,4). Dalla Parola di Dio impariamo anche a mantenere il dinamismo della conversione e dell’impegno attivo in mezzo al mondo, per trasformarlo secondo il progetto di Dio (cf. Cost. OCDS, 18). 

In questo tempo celebriamo anche la festa di San Giovanni della Croce. Lui, poeta e cantore delle grandezze dell’ Amato ci offre nella sua dottrina un cammino di speranza per arrivare all’unione con Dio. Per lui, la “celeste speranza” cerca le realtà che la fede afferma. Per arrivarci bisogna avere un amore grande al Signore che spinga e che porti ad un  slancio di sé verso l’Amato, nel quale  troviamo tutto. In questo movimento e dinamismo di uscita di sé, occorre spogliarsi “di  tutto che non è Dio per andare a Lui” (3 Salita 7,2). Il non attaccarsi a nulla, essere liberi persino dei ricordi della memoria, porta avanti,  porta a trovare il nuovo, Dio, che “solo per sé non è estraneo né nuovo” (Cantico spirituale 14,8). 

Ma per noi Dio sempre sarà novità. Per questo siamo chiamati a essere in gioiosa vigilanza per scoprire la sua Presenza in mezzo agli avvenimenti della vita.
Di conseguenza, vivere l’Avvento in “celeste speranza” significa:
·         vivere con la Chiesa i misteri della redenzione, celebrandoli nella liturgia, preparando i cuori con una sincera e rinnovata conversione al Signore e ai fratelli nelle nostre Comunità.
·         con la Madonna imparare ad accogliere la Parola Dio nella fede e compiere la volontà del Padre, finché Cristo sia “formato in noi” (Gál 4,19).
·         dai simboli della luce, soprattutto la corona dell’Avvento con il suo progressivo accendere le candele, ci ricorda l’attesa attiva e vigile, che “divinizza” le nostre azioni quotidiane fatte nell’amore e nella presenza di Dio.
·         davanti ai mali del mondo e della società elevare il grido della preghiera “Vieni Signore Gesù” (Ap 22,20), cercando di praticare le virtù contrarie ai mali visti.
Infine, con il montaggio del Presepio ricordiamo che il “Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14) ed è venuto a prendere dimora in una famiglia nella tenerezza di un Bimbo.
Per questo, il Natale, in quanto festa della famiglia, ci chiama ad una preparazione in famiglia e con i vicini per mezzo della novena del Natale con loro, aprendo loro i nostri cuori e  le nostre porte, uscendo da noi stessi, perdonando e riconciliando…
Chiediamo alla Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe che intercedano per ciascuna delle nostre famiglie.
Con un fraterno saluto vi auguro un santo Avvento.
Fr. Alzinir F. Debastiani OCD