domenica 12 marzo 2017

Siamo chiamati a trasfigurarci...

Lo splendore dentro di noi!
Siamo chiamati alla trasfigurazione
II Domenica di Quaresima
La chiesa della Trasfigurazione sul Tabor
            Io sono molto grato della liturgia di questa seconda domenica di quaresima! Perché, mostrandomi la meta, è una liturgia che mi dà veramente coraggio di andare avanti in questo itinerario quaresimale. Poi, mi lascio aiutare, in questa mia riflessione, anche dalla catechesi di Papa Francesco per l’inizio di questa quaresima (tutte le successive citazioni del Papa sono prese dall’Udienza generale del mercoledì 1 marzo 2017). In questa catechesi, il Santo Padre afferma che “la Quaresima è stata istituita nella Chiesa come tempo di preparazione alla Pasqua, e dunque tutto il senso di questo periodo di quaranta giorni prende luce dal mistero pasquale verso il quale è orientato”. Quindi è un cammino che ci porta verso una bellezza straordinaria: la vittoria sulle tenebre e sulla morte!
            Già nella prima lettura (Gen 12, 1-4) viene indicato, in modo implicito, l’obiettivo di questo tempo liturgico. Ascoltiamo ciò che il Signore dice ad Abramo: “Farò di te una grande nazione … e possa tu essere una benedizione”. Ed è così per ognuno di noi; Dio farà in noi qualcosa di grande e noi saremo benedizioni. Quindi, mi sembra di capire che la quaresima sia proprio il tempo per riscoprire a tante grandezze! È tempo di staccarci dalle tante cose che ci allontano dal Signore e di lasciare che sia Lui a darci la vita vera. Ma, tutto ciò è anzitutto un’opera di Dio (“farò di te”); ciò che Egli ha fatto in Abramo, farà anche in te e in me!
            Ci sorprende questa liturgia, un tempo che consideriamo triste e penitenziale, con un vangelo di luce, a farci comprendere che la vita di fede consiste nella gioiosa fatica di liberare la luce e la bellezza sepolte in noi, e nell'aiutare gli altri a fare lo stesso. Ognuno di noi ha dentro di sé un tesoro di luce, un sole interiore (voi siete luce del mondo), una bellezza che condividiamo con Dio. La nostra Santa Madre, Teresa di Gesù, ha lasciato per noi un regalo memorabile per aiutarci in questo cammino. È la sua opera monumentale, Il Castello interiore. E, ci piace ricordare, tra le cose scritte da lei in quell’opera, l’esempio di quel piccolissimo baco da seta che poi, diventa prima un verme grosso e peloso e poi una splendida bianca farfalla (5M 2, 2). Anche noi, quando siamo immersi in Dio e nel suo amore, viene fuori quel qualcosa di straordinario, viene fuori il meglio di noi! In effetti, Contemplando il Signore, veniamo trasformati in quella stessa immagine (2Cor 3,17-18). Perfino anche le nostre vesti diventano candide, cioè i nostri ruoli diventano luci per noi e per gli altri attorno a noi. Saremo davvero benedizioni perché, vedendo le nostre opere buone, (benediranno) diranno bene di Dio.
     
il Tabor
       Così, in vista di tutte queste bellezze, le nostre mortificazioni e i nostri digiuni acquistano grande significato ed importanza. Sono i nostri contributi, sono le nostre aperture, sono le nostre disponibilità ad accogliere l’opera di Dio in noi. Infatti, Papa Francesco precisa bene che
la nostra salvezza è certamente dono suo, ma, poiché è una storia d’amore, richiede il nostro “sì” e la nostra partecipazione al suo amore, …. Perciò, tutto è “finalizzato a farci risorgere con Cristo, a rinnovare la nostra identità battesimale, cioè a rinascere nuovamente “dall’alto”, dall’amore di Dio (cfr Gv 3,3)”. Come Abramo che ha lasciato la sua terra e la casa di suo padre, come i discepoli che hanno lasciato la pianura e il mondo per salire sul monte e mettersi in disparte con Gesù, così anche noi. Perciò, afferma ancora il Santo Padre, ogni passo, ogni fatica, ogni prova, ogni caduta e ogni ripresa, tutto ha senso solo all’interno del disegno di salvezza di Dio, che vuole per il suo popolo la vita e non la morte, la gioia e non il dolore. Anche perché è l’incontro con l’amore del Padre che ci fa davvero sfoderare la nostra bellezza. Perciò, mi pare di capire sempre di più che Dio ci ama non perché siamo belli, buoni e bravi. Ma, proprio sentendoci amati da Lui che possiamo diventare sempre più belli, più buoni e più bravi.
            Insomma, staniamo, snidiamo in ognuno di noi lo splendore della luce, invece di fustigare le ombre! Anche perché, come afferma ancora Papa Francesco, il Signore Risorto “ci chiama ad uscire dalle nostre tenebre, e noi ci mettiamo in cammino verso di Lui, che è la Luce… Un cammino certo impegnativo, come è giusto che sia, perché l’amore è impegnativo, ma un cammino pieno di speranza. Coraggio! Anche tu ed io, siamo chiamati a questa Luce e a questa trasfigurazione! Buon cammino!

p. Hermann  ocd