sabato 14 aprile 2018

Gesù in persona...


Meditiamo con   P. Davide Capano, OCD
Gesù muore “pubblicamente” di fronte alla folla testimone della sua “vera” morte. Questa morte è il luogo del suo “innalzamento” (sia perché essere messi in croce significa essere innalzati fisicamente da terra sia perché si tratta di un essere collocati su un trono regale, di Amore infinito e nel contempo pienamente comunicato all'uomo nella sua ostensione davanti a tutti). In questo innalzamento Gesù diede lo Spirito. Il suo Spirito torna al Padre; contemporaneamente si verifica sui presenti e sul mondo una prima effusione dello Spirito Santo. Gesù dopo tre giorni risorge; veramente, risorge. Con una corporeità trasfigurata, ma una vera corporeità. Risorge ad ogni modo “di nascosto”... I Vangeli ci parlano delle apparizioni del Risorto ora in un luogo ora in un altro, ora a quella persona ora a quell'altra secondo una criteriologia difficilmente prevedibile dall'uomo stupito e incredulo di fronte all'Evento - l’Unico Evento su cui diventa necessario discernere per sé: “ma io, credo?” -. I Vangeli ci mostrano Gesù che è Risorto, ma non ci raccontano nulla dell’evento in sé della resurrezione. Il Risorto, che agisce, che appare, che parla e compie dei gesti, che non è una proiezione mentale del discepolo, Lui, nella sua persona divina, è più che mai al centro delle narrazioni evangeliche - e quindi dopo che il sepolcro resta definitivamente vuoto, resteranno solo le bende e il sudario… -. Le apparizioni del Risorto, mostrano a noi il regime nuovo di libertà e di vita che Egli stesso testimonia nel suo arrivare, nel suo ancora e sempre prendersi cura della sua Chiesa, che Egli ha amato da sempre. Nel brano evangelico che commentiamo in questa terza domenica di Pasqua si tratta appunto di questo: i discepoli di Emmaus, totalmente disillusi abbandonano Gerusalemme e con essa le loro speranze infrante. Senza saperlo, nel loro fuggire hanno camminato con Gesù fino ad Emmaus, hanno ascoltato la sua parola; Parola che infiammava i loro cuori delusi e stanchi; resta con noi, perché si fa sera… e lo riconobbero allo spezzare del pane. Lo riconobbero ma proprio in quel momento sparì alla loro vista ed ecco, capiscono che qualcosa è avvenuto, che le parole delle donne non erano un vaneggiamento! E violano il sabato tornando indietro; tornano in fretta sui loro passi per condividere con gli altri, coloro i quali avevano abbandonato a Gerusalemme, la gioia indicibile e inattesa: è vivo, è il vivente! E proprio in quel momento «Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”». Si tratta di una narrazione che non ha il sapore del mito ma della testimonianza del discepolo in merito alla oggettività dell’Evento del vedere e del sentire Gesù Risorto, proprio Lui e non un “altro”. Proprio in questo senso Gesù stesso insiste sulla Verità della sua Persona divina, sul suo non essere un fantasma o una illusione… Gesù in quanto è il Risorto si prende cura dei discepoli sconvolti e pieni di paura: continua a prendersi cura dei suoi, rivelando per loro una Verità sconvolgente: «un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 
La presenza fisica del Risorto in mezzo a loro esige, in base alle parole stesse di Gesù, il superamento impensabile dei turbamenti e dei dubbi dentro i quali l’uomo può perdersi oppure compiacersi. Gesù dice di essere proprio Lui, invitando i discepoli a vederLo e a toccarLo; è lo stesso eppure al contempo è diverso, è il Vivente entrato dentro un regime diverso di esistenza. Ma poiché non credevano ancora chiede addirittura da mangiare, ed Egli davanti a loro mangia il pesce arrostito! Si tratta di dettagli importantissimi nella narrazione: Gesù era veramente morto ma risorge veramente senza alcun tipo di aspettativa o di previsione dei discepoli e soprattutto in una vera corporeità, in un regime di vita che ha una concretezza sconvolgente e realissima. La Resurrezione è tanto più imprevedibile quanto più si rifletta sul realismo della morte. L’Evento del Risorto che arriva a porte chiuse e sta in mezzo ai suoi discepoli, che manifesta una Verità sconcertante e che vive di una vita differente e in un regime nuovo di libertà dopo aver vinto la morte, in tal modo - anche nella sua inafferrabilità, nella incapacità del discepolo di essere padrone del suo comparire e del suo assentarsi - decide Lui stesso di essere incontrabile, sperimentabile; e in tal modo sarà sempre – in rapporto alla libertà del Risorto – incontrabile dal discepolo attraverso i tempi. Gesù allo stesso modo non si accontenta della sua manifestazione “fisica”; ciò che sorprende è il fatto che non soltanto Gesù si manifesta nella sua persona, nel suo puro stare con i discepoli, ma anche offre proprio in questo momento una spiegazione che riguarda quello che sta succedendo; pronuncia ancora delle Parole e dà un insegnamento. Si tratta di quello che è avvenuto sempre, anche in precedenza: “prima”! Gesù compie sempre dei gesti, dei segni, di per sé esplicativi di una Verità nuova, ma il discernimento dell’uomo chiamato alla sequela si svolge sempre in base alla Parola, successiva, che riguarda quei gesti e quei segni e che li spiega. Il Risorto infatti dirà che c’è una continuità tra Antico e Nuovo Testamento, tra le profezie antiche e quello che i discepoli hanno vissuto: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Ma non avviene soltanto questo, quasi come se il discepolo debba essere un puro e semplice riportatore di un fatto che resta esterno alla sua esperienza personale. Il discepolo deve essere coinvolto in questo evento e in queste Parole per sperimentarne la bellezza e la Verità, per comprenderlo appieno questo Evento, ma in questo ha bisogno ancora dell’intervento di una forza a lui esterna e che viene da Dio: «Allora aprì loro la mente - Lui agisce! - per comprendere le Scritture». Dopo aver aperto la mente dei discepoli Gesù Risorto dice parole ulteriori di spiegazione e di chiarificazione: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». In tal modo Gesù si proclama come centro della storia umana, tra un prima e un dopo definitivo; il centro è appunto la sua Passione, morte e Resurrezione. In questo tempo in cui noi viviamo, che è dopo la Resurrezione, tempo della Chiesa, Gesù in persona è presente nella sua Chiesa ed assisterà ancora i suoi discepoli, cui affida il compito di essere annunciatori. Saranno questi testimoni – voi di questo siete testimoni, e noi fondiamo la nostra fede sulla loro testimonianza! – che diventeranno nei secoli strumento della diffusione per il mondo intero della Buona Notizia che ha al centro il mistero della Persona di Gesù. Ciò, non altro, esigerà la conversione e il perdono dei peccati. Di questa verità sarà annunciatore Pietro a Pentecoste: il peccato commesso non è la realtà definitiva che riguarda l’uomo, è possibile proprio in nome del Risorto anche la nostra resurrezione e la liberazione da peccato. Chi ha ucciso Gesù per ignoranza si trova messo nelle condizioni di un ricominciamento inaspettato, non è definitivamente condannato ma è chiamato alla conversione, per la cancellazione del peccato che lo minaccia e deturpa la sua identità di uomo, grazie all’Opera che Dio stesso ha compiuto: quella della nostra redenzione, passando attraverso la Passione e la morte. Anche in base alla testimonianza di S. Giovanni apostolo nella sua prima lettera, di fronte alla gravità del nostro peccato, che ci umilia, diventa possibile alla Grazia agire in una conversione che interpella la nostra libertà nel volerci convertire; che permette di ri-conoscere Gesù sempre di nuovo e di osservare in modo rinnovato - in base alla testimonianza del Risorto e della vita che Lui in prima persona vive in comunione con il Padre, nell’unità dello Spirito Santo - i suoi comandamenti. Obbedendo al comandamento nel nuovo regime di vita regolata dalla Resurrezione già adesso è sperimentabile la comunione col Risorto.